That's one small step for man, one giant leap for mankind. Questa la frase che l'ha reso famoso in tutti il mondo. Una notorietà che ha saputo superare generazioni, poche parole che anche i più giovani conosco. Il primo uomo che ha messo piede sulla Luna, oggi ha lasciato la Terra di nuovo. Stavolta per sempre.
Non ero ancora nata in quel lontano, lontanissimo, 1969. Ma chi c'era, racconta ancor oggi delle ore passata d'avanti la TV per assistere a quell'evento che ha cambiato per sempre il rapporto dell'uomo col Cosmo.
Nacque a Wapakoneta il 5 agosto 1930. Pilota della Marina Militare Americana prima, poi pilota collaudatore per la NASA dopo essersi laureato in ingegneria aeronautica, fu selezionato dalla NASA stessa per prender parte al "Programma Apollo". Da qui, in pochi anni, si ritrovò a comandare la spedizione Apollo-11, che porto lui, assieme a Michael Collins e Buzz Aldrin, ad atterrare per la prima volta nella storia sulla Luna.
Chi lo ha conosciuto lo ha sempre definito un tipo arrogante. Ma di quell'arroganza che non infastidisce, usata più per nascondere la timidezza che non per risultare antipatici. Chiuso, freddo, distaccato; i suoi occhi brillavano solo se gli si parlava di LM, Mercury, Gemini ed Apollo.
Un uomo che a 82 anni avrebbe ancora potuto raccontare tanto su quella missione, sul suo passato da astronauta e poi da professore, ha invece preferito passare il resto della sua vita, dopo il rientro sulla terra, in un cono d'ombra, tenendo un profilo basso e lasciando agli altri 2 colleghi le luci dei riflettori. Carattere? O forse, dopo la conquista della Luna tutto il resto gli sembrava insignificante? Non lo sapremo mai..
Ogni uomo che guarderà la Luna nella notte, saprà che c'è da qualche parte un piccolo angolo che sarà per sempre l'umanità.
Nonostante qualche obiezione alla veridicità o meno dello sbarco sulla Luna, o delle modalità con le quali esso sia avvenuto, mi unisco all'omaggio a Neil Armstrong, che Obama ha definito "uno dei più grandi eroi americani".