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Il problema della droga e dell'alcol tra i giovani

Aperto da Dolceluna, Febbraio 10, 2013, 05:26:26 PM

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Dolceluna

Sarebbero un milione i giovani fra i 14 e i 18 anni che fanno uso di alcol e droghe. Il 20% fra i 15 e i 34 anni ha assunto o assume attualmente ecstasy, il 23% cannabis,
il 2% cocaina; 8 su 10 (80%) bevono alcolici. Ogni anno, poi, sono 30.000 i ragazzi che tentano il suicidio. E 120 ci riescono. Sconcertanti i dati resi noti oggi dalla Società
Italiana di Psichiaria (SIP), in congresso a Milano.

In aggiunta, si stimano in 300.000 i giovani che "pensano al suicidio", pari a dieci volte rispetto a chi poi lo tenta davvero. "Mancano strutture in grado di seguire e curare questi
adolescenti con forte malessere psichico: scuola e famiglia sono chiamate ad accorgersi dei segnali di sofferenza per intervenire prima che sia troppo tardi. Vediamo che il consumo di
alcol anche nel nostro Paese sta aumentando nella fascia d'età giovanile e che il primo incontro con un alcolico è sempre più precoce; crescono inoltre i tentativi di suicidio e
comportamenti parasuicidari ad alto rischio a cui purtroppo si dà ancora poca importanza, come la moda di procurarsi volontariamente ferite e tagli. In tutti questi casi ci sono disturbi
dell'autocontrollo e impulsività che possono essere acuiti dall'abuso di sostanze e da patologie mentali sottostanti", ha spiegato Massimo Clerici, docente di psichiatria all'Università
di Milano Bicocca.

Alcol e sostanze spesso vanno a sommarsi a disagi psicologici degli adolescenti: gli psichiatri stimano infatti che uno su tre soffra di ansia, quasi il 15 % di disturbi dell'umore che
nella maggioranza dei casi compaiono intorno ai 13 anni. In alcuni casi sono proprio le sostanze stupefacenti a portare a galla il malessere psichico, in altri accade l'inverso.
Ma quando i fattori si sommano l'effetto può essere devastante e portare a comportamenti auto ed eteroaggressivi. Così si stima ad esempio che dal 5 al 15% degli adolescenti pensi al
suicidio, mentre ogni anno tenta di togliersi la vita circa l'1 % dei ragazzi; il 10% riprova nel giro di sei mesi dal primo tentativo, il 40% entro meno di due anni. I decessi
per suicidio in Italia sono circa 120 ogni anno, con i ragazzi che si tolgono la vita sei volte più spesso rispetto alle ragazze; si tratta della terza causa di morte nella fascia
d'età adolescenziale ed è perciò un problema su cui è necessario porre l'attenzione.

"Per affrontare bene il disagio psichico negli adolescenti avremmo bisogno di servizi dedicati, di cui l'Italia purtroppo è molto carente.
L'età adolescenziale è una sorta di terra di mezzo per cui né i servizi di neuropsichiatria infantile, per lo più gestiti da pediatri,
né i servizi psichiatrici per adulti sanno dare una risposta ideale. Anche i servizi per le tossicodipendenze e quelli psichiatrici spesso sono scollegati
fra loro, così non di rado il paziente viene perso nel balletto fra l'uno e l'altro. Servirebbe invece una razionalizzazione delle risorse e la creazione di
centri dedicati all'adolescenza, anche perché ormai è noto che intercettare il malessere psichiatrico prima possibile è fondamentale per riuscire a risolverlo anche una volta diventati
adulti", ha aggiunto Claudio Mencacci, presidente del Congresso e direttore del dipartimento di Psichiatria dell'Ospedale Fatebenefratelli di Milano.

"Purtroppo oggi la prevenzione e l'osservazione dei comportamenti a rischio è demandata a scuola e famiglia, che troppo spesso sono senza risorse per capire e finiscono per rimpallarsi
responsabilità senza venire a capo del disagio dei ragazzi. Famiglia e scuola infatti scambiano spesso il comportamento inadeguato in classe o in famiglia per un problema educativo,
mentre spesso i segnali di malessere sono semplicemente la manifestazione di un disagio mentale più profondo. Quando un giovanissimo è difficile perché ha un rendimento scolastico
altalenante, problemi di socializzazione o comportamenti a rischio, non deve essere etichettato come un ragazzo problematico. Bisogna indagare sui motivi delle difficoltà e capire se
alla base c'è una patologia psichica. Importantissimo anche valutare e controllare le attività dei figli in rete: purtroppo sul web si trovano siti di ogni tipo molto pericolosi,
che ad esempio consigliano come trovare le droghe più diverse o i metodi per tentare il suicidio", ha concluso Eugenio Aguglia, presidente della Società Italiana di Psichiatria.
Giovani donne tra i 15 e 20 anni, fermatevi un attimo: questo articolo riguarda voi. Non per mettervi sotto accusa, né per fare il menagramo. «È importante, però,
che tutte sappiano», dice Alessandra Kustermann, fondatrice nel 1996 del Soccorso Violenza Sessuale (Svs) della Mangiagalli. La notizia è che negli ultimi dieci anni a Milano
sono triplicati gli stupri legati all'abuso di alcol tra le vittime. «Le giovanissime spesso bevono troppo. Così possono perdere il controllo - spiega la ginecologa -.
E rischiano di finire loro malgrado nei guai».

L'alcol. Poi la violenza sessuale. In notti da incubo. Nelle cronache di mezza estate i casi si susseguono uno dopo l'altro: «Fatta ubriacare e violentata» (Milano, 5 agosto);
«C'è un impasto di alcol e di lingue, nella violenza sessuale avvenuta a pochi passi da via Camerelle, nel cuore ultra-chic di Capri» (9 agosto); «Avevamo bevuto un po' tutti,
eravamo su di giri» (presunto stupro nei bagni della discoteca Maison a Castel Sant'Angelo, 11 agosto). Un fenomeno - quello di una bevuta di troppo cui segue la maledetta aggressione
- che i dati dell'Svs della Mangiagalli fotografano con forza: degli stupri avvenuti dal 1° gennaio al 17 agosto di quest'anno, uno su quattro sconta l'effetto ubriacatura (25%).
Numeri in netta crescita. Tra il 1997 e il 1999 la percentuale era dell'8%. «Il 70% delle volte l'ubriaca è la donna: non mancano, poi, le giovanissime che hanno fatto uso di marijuana -
sottolinea Kustermann -. L'età media delle vittime è tra i 15 e i 20 anni».

Italiane o immigrate, non fa differenza. Pub, locali notturni, casa di amici, giardini pubblici: in compagnia sorseggiare un cocktail o una birra è ormai un'abitudine.
«E il rischio di perdere la lucidità è sottovalutato», insiste la ginecologa, tra le prime in Italia a creare un centro con supporto medico, psicologico e sociale a favore di donne e bambini
che hanno subito violenza sessuale e domestica.
Nei primi otto mesi e mezzo del 2010 le violenze sessuali con vittime al di sopra dei 14 anni sono state 183. Per 42 le cartelle cliniche della Mangiagalli segnalano l'abuso di alcol tra
le giovanissime (nel 5% dei casi anche l'uso di droghe occasionali come la cannabis o la cocaina). «Quando sono tra amici le ragazze spesso si sentono protette - ribadisce Kustermann -.
Fidarsi troppo, però, può diventare pericoloso. È sempre meglio, per esempio, farsi accompagnare a casa in auto da più di un amico».

Un allarme eccessivo? «Purtroppo l'alcol è socialmente accettato e non se ne vedono i pericoli - assicura la Kustermann -.
Ma le giovanissime devono essere avvisate dei rischi che corrono». Ma non finisce qui.
Scriveva Isabella Bossi Fedrigotti sul Corriere di qualche giorno fa: «Il fatto che basti una bevuta, sia pure abbondante, per far saltare completamente i freni inibitori, non induce,
forse, a pensare che questi freni non siano mai stati installati veramente?». Allarga le braccia la Kustermann: «Alla base di tutto c'è una questione (irrisolta) di educazione.
Quella che deve portare i maschi, sempre e comunque, a rispettare le donne». Anche se c'è di mezzo un bicchiere di troppo.