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Categoria principale => Muretto => Discussione aperta da: LaDeA il Febbraio 18, 2012, 06:51:44 PM

Titolo: Demoni e Dei
Inserito da: LaDeA il Febbraio 18, 2012, 06:51:44 PM
La mitologia ha sempre affascinato e catturato la nostra fantasia. Raccogliamo qui tutti i misteri antichi e le figure mitologiche!
La nascita del Mondo.
Sfidando il lungo cammino del tempo sono giunte sino a noi storie, miti e leggende sulla nascita dell'universo. Gli antichi greci raccontano che all'inizio esisteva solo lo spazio cosmogonico vuoto e senza fine. Non esistevano le stelle. Non esisteva la terra. Non esisteva alcuna cosa del creato. ERA SOLO IL CAOS, senza forma, al di là del tempo e dello spazio. 

All'improvviso dal Caos apparve Gea, la madre terra, principio di vita e madre degli uomini e della stirpe divina, prima realtà materiale della creazione. Dopo di lei apparvero Eros l'amore;  il Tartaro luogo di punizione delle anime malvagie;  l'Erebo la notte.

GEA GENERO' DA SOLA URANO il cielo (che feconda la terra con una pioggia benefica) con il quale si unì e dalla cui unione nacquero i dodici Titani, sei maschi (Oceano, Ceo, Crio, Iperione, Giapeto, Crono) e sei femmine (Tea, Rea, Temi, Teti, Febe, Mnemosine); i tre Ecatonchiri o Centimani, Briareo, Gia e Cotto mostri con cinquanta teste e cento braccia; i tre Ciclopi Bronte, Sterope ed Arge tutti con un solo occhio in mezzo alla fronte.

GEA GENERO' DA SOLA PONTO il mare con il quale  si unì e dal quale ebbe Taumante che secondo alcuni fu padre delle Arpie; Forco, la personificazione del mare in tempesta; Ceto la personificazione delle insidie che si celano nel mare in tempesta ed Euribia personificazione della violenza tempestosa del mare.
In quel tempo Gea scelse Urano come sposo ed iniziò così il REGNO DI URANO, che assieme a Gea governavano il creato.
;)
Titolo: Re:Demoni e Dei
Inserito da: Consuelo il Febbraio 18, 2012, 07:36:12 PM
Nascita del mare

All'inizio esisteva solamente il nulla, il vuoto, niente di ciò che la mente umana possa considerare esistente nel proprio immaginare, capire e vedere.
Questo per la mente umana, però c'erano delle esistenze.

Esistevano gli dei, sì proprio loro, quelli che non chiamiamo nel loro insieme mitologia. Esistevano in un universo reale per loro ma irreale per il pensiero umano.

Bene; spero siate riusciti a capire o immaginare una situazione del genere, questi dei, che per comodità chiameremo Giove... Giunone... Apollo... Ecc...
Nel loro mondo-non mondo se la passavano con la loro bella eternità, facevano quello che fanno gli dei e anche qualcosa di più, insomma erano dei.

Certo, direte voi che dev'essere una noia mortale essere un dio immortale e vivere nel nullapernoi ma tuttoperloro che però non era nemmeno tutto perché era un mondo che nonostante esistesse non esisteva.

Dopo questa breve premessa per far capire al lettore l'esatto nonsochè, che non ha capito nemmeno chi scrive (ma parlando di dei si sa non il capire è relativo), eccovi la vera leggenda, la prima di tutte le leggende.

Giove, il re degli dei era, come i più se lo ricordano, un tipo esuberante, non sopportava di essere un dio e di non essere adorato.
Certo che anche gli altri dei la pensavano così, ma non ci davano molto peso, loro se la spassavano a creare qualcosa ogni tanto, uno starnutiva e nasceva una galassia di soli... l'altro schioccava le dita e esplodeva una supernova, non sapevano a che servissero, e nemmeno si impegnavano a scoprirlo, tanto loro erano dei e potevano fare e disfare tutto in un attimo.
Dunque, Giove voleva qualcosa di più di quei giochi da dei annoiati e (a suo giudizio regale) anche un po' stupidi, ci pensò, ci ripensò finche gli venne un'idea deesca! Una grande idea!!! Proprio un'idea da dio.

Cominciò a creare, (per comodità li chiameremo con il loro nome attuale perché penetrare il pensiero di un dio non è facile) creò degli uomini e delle donne, però, per sua sicurezza e forse anche egoismo, non diede loro nessun potere da dio, li creò bisognosi di qualsiasi cosa in modo che loro pregassero gli dei per avere quello di cui necessitavano per vivere, non li creò immortali per poter avere un rinnovamento (si sa che a vedere sempre le stesse facce ci si stanca).
Anche gli altri dei si diedero da fare, e cominciarono a popolare di esseri umani il loro mondo-non-mondo.

Un giorno, Giove in massima fase creativa creò una stupenda fanciulla, una fanciulla creata dal suo cuore e dalla sua anima, aveva appena litigato con Giunone sua moglie che lo aveva trattato a pesci (non li avevano ancora creati... ma è per capire l'effetto) in faccia, lui ci rimase così male che nella creazione di questa fanciulla ci mise tutti i sentimenti che avrebbe voluto avesse Giunone per lui.
La fanciulla fu la più perfetta di tutte, Giove per paura che Giunone la vedesse, la nascose in un angolo remoto del suo mondo-non-mondo e la chiamò Thera.
Ogni momento che poteva, di nascosto da Giunone, andava a trovare Thera, era bello stare lì con lei, tenera, dolce, bella, dotata di tutte le qualità che lo facevano stare bene.
Thera naturalmente accoglieva con desiderio Giove, era l'unico che conosceva in quel posto, e anche per lei era bello stare con lui, quando non c'era non riusciva ad avere pensieri che le tenessero compagnia, si sentiva sola ed inutile perciò aspettava che Giove arrivasse per sentirsi viva.
Un giorno lo seguì di nascosto mentre la lasciava per tornare da Giunone.
Uscendo all'angolo remoto non-angolo fu scoperta dall'acuta vista di Giunone:
- Ecco dove spariva il fedifrago! - esclamò Giunone alla vista di Giove e di Thera – e se l'è creata pure bella!
Giunone fece finta di niente con Giove, ma appena lui si allontanò si recò a conoscere la fanciulla.
Thera fu felice di passare del tempo con quella donna che non conosceva, era diversa da Giove, e si intrattennero per molto tempo.
Anche Giunone rimase sorpresa da tutte le qualità della fanciulla, era troppo perfetta per farle del male, ma doveva fare qualcosa per vendicarsi di Giove.
Le venne subito un'idea! Si sa che le donne, e ancor di più le dee, hanno la mente e l'intuizione molto più veloce dei maschi.
- Ora ci penso io! – disse.

Imitando Giove quando creò Thera, creò un uomo trasmettendo nella sua creazione tutto ciò che di bello, dolce, buono e amorevole avesse in sé. Ne venne fuori un bellissimo uomo, quasi più bello di Apollo, per poco Giunone fu tentata di tenerselo nascosto ma, represse questa tentazione. Il vendicarsi di Giove era così radicato in lei che portò l'uomo da Thera.
Thera quando lo vide fece i salti di gioia, sentì subito nel cuore che quello era l'uomo che aveva sempre desiderato e per l'uomo, che Giunone aveva chiamato Mhar, fu la stessa cosa, rimase affascinato da Thera.
Giunone si sfregò le mani e si nascose attendendo l'arrivo di Giove, non passò molto tempo, se per gli dei esiste un tempo simile al nostro, che lui arrivò.
La sua sorpresa fu grande, immensa nel vedere Thera con Mahr, ma non fece nemmeno il tempo di aprir bocca che Giunone saltò fuori dal suo nascondiglio-non-nascondiglio e Tuonò:
-Eccoti sistemato! Così impari dannato fedifrago libertino, ora quei due sono innamorati perdutamente l'uno dell'altra e nemmeno tu riuscirai a togliere dal loro cuore l'amore che provano anche se sei il re degli dei.
- Maledetta! Ribatté Giove tuonando anche lui, io ho sempre avuto te come moglie, e per me è sempre stato un inferno, mai una dolcezza, mai una tenerezza, ogni volta che ti cercavo venivo respinto a malo modo e dio (io ndr.) sa quanto ti amassi.
- Bene, non posso disfare ciò che tu hai creato, ma posso far provare a quell'uomo cosa ho provato io tutto questo tempo; Mahr starà vicino alla sua Thera, ma saranno anche separati l'uno dall'altro.

Schioccò le dita e Mahr si tramutò in acqua mentre Thera si trasformò in un pianeta di sassi rocce e terra.
- Bene, disse Giove questo pianeta, in onore di Thera la mia dolce e accogliente creatura, lo chiamerò TERRA, mentre la tua creatura Mahr sarà accolta dalla mia e si chiamerà Mare. Staranno sempre insieme, ma contemporaneamente lontani.

Da allora la Terra accoglie nelle sue profonde valli il Mare, mentre il Mare l'accarezza ondeggiando senza riuscire ad averla.
Titolo: Re:Demoni e Dei
Inserito da: LaDeA il Febbraio 19, 2012, 10:33:20 AM
Secondo la mitologia greca oltre ad essere il dio supremo di tutti gli dei era una divinità celeste dispensatrice di luce, di calore e da lui dipendevano tutti gli eventi atmosferici era infatti anche il re del tuono, dei lampi, dei fulmini mediante i quali manifestava la sua approvazione o no.
La sua casa era l'Olimpo dal quale regolava tutto l'ordine universale e nelle sue mani era il destino di tutti gli uomini anche se la sua volontà era sottoposta ad una volontà suprema, quella del Fato le cui leggi e decisioni neanche il potente re degli dei poteva cambiare.
La mitologia racconta che sia nato da Rea e da Crono e  detronizzò il padre Crono e divenne il re degli dei.
Ebbe come prima moglie Metis che fu inghiottita da Zeus per paura che un suo figlio lo detronizzasse. Successivamente ebbe come mogli Temi, Dione, Maia, Demetra, Persefone, Eurinome, Mnemosine, Leto, che furono tutte ripudiate per un motivo o per un'altro. Alla fine sposò la sorella Era.
(http://i41.tinypic.com/m9ub15.jpg)

Titolo: Re:Demoni e Dei
Inserito da: Consuelo il Febbraio 19, 2012, 03:23:51 PM
Venere era figlia di Zeus e della ninfa degli oceani, Dione. Andò poi in sposa ad Efesto (Vulcano) e diede alla luce dei figli; tuttavia trascurava i propri doveri domestici e coniugali poiché si dedicava quasi esclusivamente ai suoi amori con altri dei e mortali e, fra i numerosi amanti, le sono attribuiti Ares (il Dio della Guerra), la relazione con il quale è la più nota e la più duratura, e l'avvenente Adone. Era inoltre la madre di Eros (Cupido), Deimos (Terrore) Phobos (Paura) ed Armonia, la moglie di Cadmo. Uno dei suoi figli mortali era Enea, avuto dal suo amante Anchise, Re di Dardania. Anchise venne reso storpio da una saetta di Zeus quando rivelò a questi di aver amato la dea.
Titolo: Re:Demoni e Dei
Inserito da: LaDeA il Febbraio 20, 2012, 11:14:58 AM

Efesto: era il nome greco del dio del fuoco e Vulcano era il nome che i Romani gli attribuivano. Ecco spiegato perché la montagna col fuoco veniva chiamata "vulcano", perché sede delle fucine di Efesto o Vulcano. Efesto era il fabbro per antonomasia. Nelle sue fucine fabbricava armi invincibili per gli "dei" e per gli "eroi". Per sé creava oggetti straordinari, poltrone bellissime in oro tempestate di pietre preziose colorate, ancelle - robot che si muovevano proprio come se fossero di carne ed ossa, tavolini con tre gambe che, a seconda del comando, si spostavano velocemente, piani di appoggio molto funzionali dal momento che doveva appoggiarsi spesso; si stancava perché era storpio e claudicante da quando era stato scaraventato giú dall'Olimpo.   

     
Titolo: Re:Demoni e Dei
Inserito da: Consuelo il Febbraio 20, 2012, 03:46:45 PM
Giunone, in quanto sorella e sposa di Giove, era considerata dagli antichi romani come la regina degli dei.
Veniva venerata come Iuno Regina poiché protettrice dello stato romano, come Iuno Pronuba e Lucina proteggeva il matrimonio ed il parto. A lei era dedicato il mese di giugno a cui diede il nome e i Matronalia, festa tenuta il primo giorno di marzo.
Giunone veniva spesso identificata con Era nella mitologia greca ed anche in quest'ultima veniva considerata la dea protettrice del matrimonio.
Suoi figli erano Ares, Efesto, Ebe e Ilizia.
Moglie fedele e gelosa era famosa per perseguitare le amanti ed i figli di Zeus e per non dimenticare mai alcuna offesa.
Le vendette di Era venivano tramandate in varie leggende, tra di esse probabilmente la più famosa è quella nei confronti del principe troiano Paride che le aveva preferito Afrodite in una gara di bellezza e che, per questa ragione, aiutò i greci nella guerra di Troia finchè la città non venne distrutta.
Titolo: Re:Demoni e Dei
Inserito da: LaDeA il Febbraio 21, 2012, 09:48:44 AM
Afrodite è la dea dell'amore, della bellezza, della sessualità, della sensualità, della lussuria e dei giardini. Omero sostiene che fosse nata da Zeus e da Dione ma la versione più diffusa è quella di Esiodo, secondo la quale sarebbe nata dalle spume del mare. *-*
Fu sposa del bruttissimo Efesto per volere di Zeus, ma ebbe tantissime avventure sia con altri dei che con mortali. Le sue piante sacre erano il mirto, la rosa, il melo, il papavero e tra gli animali la colomba, il passero, il cigno, la lepre, il capro, la tartaruga ed il delfino.
Titolo: Re:Demoni e Dei
Inserito da: Consuelo il Febbraio 21, 2012, 12:57:09 PM
ARES, figlio di Zeus e di Era, era dio - o meglio, demone - della guerra. Benché membro della famiglia divina dell'Olimpo, reca ancora evidenti tracce dei miti demoniaci pre-omerici legati alla Terra. Gli altri dei, compreso il padre Zeus, lo snobbano per il suo carattere turbolento e litigioso.

Ares è il solo dio ad essere atterrato in un duello con un nume olimpico (Iliade, XXI), e non è un caso che a compiere l'azione sia Atena, anch'essa dea della guerra, che però incarna l'eroismo intelligente in contrapposizione alla sanguinaria brutalità di Ares. Infatti, nessun eroe lo invoca mai, benché, come dice Omero, gli Achei vengano chiamati suoi schiavi. Anche i compagni di Ares sono tutt'altro che simpatici: sono Eris (la Discordia), Deimos (il Terrore) e Phobos (la Paura), questi ultimi due figli suoi, avuti da Afrodite. Perchè, nonostante tutto, Ares riuscì a conquistare le grazie di Afrodite, dea della bellezza e dell'amore e regolarmente coniugata col dio Efesto. Da lei ebbe, oltre ai summenzionati Deimos e Phobos, anche una prole più simpatica: Eros, Anteros e Armonia.

Ad ogni modo, il tradito Efesto si prese la sua vendetta: con invisibili catene legò Afrodite e Ares, offrendo il loro amplesso amoroso allo scherno degli dei (è con questo racconto che Demodoco intrattiene i Feaci e Ulisse in Odissea VIII). Esporre Ares all'imbarazzo e alle risate è un altro indizio chiaro della scarsa simpatia di cui godeva il dio. Ed è altrettanto significativo che a salvarlo da quella situazione penosa sia Poseidone, un altro dio che non aveva  buoni rapporti con gli altri dei olimpici e che preferiva l'esistenza appartata negli abissi marini. Tuttavia, nemmeno fra Poseidone e Ares, i rapporti furono sempre sereni. Allirozio, figlio di Poseidone, aveva tentato di usare violenza ad Alcippe, figlia che Ares aveva avuto dalla ninfa Eurite, e Ares, senza pensarci su due volte, uccise Allirozio. Poseidone allora citò Ares davanti ad un tribunale composto di dodici dei, ma per quanto l'oratoria non fosse il suo mestiere, quella volta Ares si difese così abilmente da essere prosciolto con formula piena. Secondo la leggenda, il processo si sarebbe svolto su una collinetta di Atene, che poi, in memoria del fatto, venne chiamata Areopago e doveva infine diventare, con questo nome, il tribunale supremo degli Ateniesi. Il culto di Ares fu originario della Tracia, donde si diffuse per la rimanente Grecia senza però diventare molto popolare, salvo che a Sparta e a Tebe. Gli altri Greci erano troppo raffinati per trovare di loro gusto un dio tanto irrazionale e demoniaco. Ad Atene gli era consacrato soltanto il suddetto Areopago. Erano sacri ad Ares il cane e l'avvoltoio; i suoi attributi erano la lancia e la fiaccola. I Romani lo equipararono al loro dio Marte, senza che però si possa parlare di una completa identificazione.
Titolo: Re:Demoni e Dei
Inserito da: LaDeA il Febbraio 22, 2012, 09:19:32 AM
La leggenda del diluvio.
Un giorno Zeus, stanco della malvagità degli uomini, decise di sterminarli con il diluvio.
Prometeo riuscì a ottenere che il figlio Deucalione e la nuora Pirra,  umani di miglior fattura di quelli destinati a scomparire per il loro carattere perverso ed empio, fossero risparmiati.
Su consiglio di Prometeo, Deucalione costruì una nave, che rimase nove giorni e nove notti in balia dei flutti.
Alla fine l'arca li depose sulle montagne della Tessaglia (Grecia del Nord, poco lontano dall'Olimpo).
Quando uscirono dall'arca, erano soli sulla terra, gli unici scampati al disastro.
Tramite Ermes, il suo messaggero, Zeus espresse la volontà di adempiere ai loro desideri più cari.
Deucalione dichiarò di desiderare dei compagni per rompere la solitudine.
Zeus disse allora a entrambi di gettare oltre le proprie spalle «le ossa della madre». Deucalione comprese che si trattava della Terra-Madre, le cui ossa sono pietre. Velandosi il viso in segno di rispetto, Deucalione e Pirra raccolsero le ossa-pietre e le gettarono dietro le spalle senza voltarsi.

«Così in breve tempo, per volontà degli dei, le pietre lanciate dalla mano dell'uomo presero forma d'uomo, e dalle pietre lanciate dalla donna nacque di nuovo la donna. E da allora siamo una razza resistente, a prova di fatica, e mostriamo in modo probante da quale origine proveniamo».
Tratto da Le metamorfosi di Ovidio.



Titolo: Re:Demoni e Dei
Inserito da: Consuelo il Febbraio 23, 2012, 03:11:27 PM

Una promessa fatale

Semele, un'altra sposa mortale di Zeus, era nipote di Europa, figlia di Cadmo, suo fratello, anche lei era una discendente di Posidone.

Giove, il re di tutti gli dei, il padrone del mondo, colui al quale ubbidivano tutte le forze dell'universo, spesso e volentieri abbandonava la sua vita di beatitudine sul monte Olimpo e scendeva sulla terra per vivere come un umile mortale, stufo di bere ambrosia o di essere accontentato nei suoi desideri ancor prima di esprimerli.

Un giorno, in uno di questi viaggi, incontrò Semele, una giovane e bella fanciulla che aveva il dono divino di sorridere sempre. Questa fanciulla era l'esatto contrario della moglie di Giove, la dea Giunone: sempre accigliata, pettegola, curiosa, gelosa e molto possessiva nei confronti del marito il quale, per poter sfuggire al suo controllo continuo, doveva spesso nascondersi dietro una nuvola. Non appena ebbe visto Semele, il re degli dei se ne invaghì e volle vivere vicino a lei come un semplice essere umano. In un primo tempo le cose andarono molto bene fra loro e l'unione venne allietata dalla nascita di un bambino che venne chiamato Bacco. Ma dopo qualche tempo Giunone, che non tralasciava di far seguire il marito, venne a conoscenza della passione di Giove.

Allora una notte apparve in sogno alla ragazza e le disse:

- L'uomo che sta con te non ti ha detto il vero sulla sua identità, perché è molto più potente e più grande di quanto ti abbia fatto credere. Chiedigli di mostrarsi a te nella sua luce reale e avrai la prova di ciò che ti ho detto.

La mattina seguente Semele andò incontro a Giove e gli chiese di farsi vedere nel suo pieno splendore. Egli, colto di sorpresa, non seppe resistere alla vanità di essere ammirato dall'amata e riprese le sue vere sembianze di re degli dei. Subito una grande luce si sprigionò dalla sua persona e questa luce fu così intensa che incendiò in un attimo la casa e la misera fanciulla bruciò tra le fiamme. Anche il figlioletto stava per essere bruciato dal fuoco, ma Giove si rese subito conto del pericolo. Chiamò immediatamente il dio Vulcano che aveva dimestichezza con le fiamme e gli ordinò si salvare suo figlio; poi cercò un rifugio per il bambino al fine di proteggerlo dall'ira della moglie. Però non trovò un nascondiglio abbastanza sicuro e dunque decise di metterlo al riparo il un luogo che nessuno potesse sospettare: con un pugnale si aprì una coscia; vi nascose la creatura e rimarginò la ferita in attesa di tempi migliori.
Titolo: Re:Demoni e Dei
Inserito da: LaDeA il Febbraio 24, 2012, 03:07:48 PM
Nella mitologia greca, Caronte o Caron (in greco antico ferocia illuminata), era "il traghettatore dell'Ade" figlio di Erebo (tenebre) e Nyx (notte). Il suo ruolo era di traghettare i morti di là del fiume Acheronte (o secondo altre fonti, lo Stige) per farli accedere agli inferi.
Caronte era un uomo dall'aspetto burbero; un vecchio sempre arrabbiato, con i capelli bianchi e gli occhi rossi e poco conciliante verso le anime di chi non pagava alcun obolo per il suo servizio. Indossava un passamontagna e sceglieva i suoi passeggeri tra la folla di anime ammucchiate sulla riva. Traghettava solo quelli che meritavano una degna sepoltura e solo se potevano permettersi di pagare il passaggio per accedere all'Ade.


Titolo: Re:Demoni e Dei
Inserito da: Consuelo il Febbraio 25, 2012, 10:12:53 PM
Cupido, dio dell'amore, il cui nome deriva dal verbo latino cupere, "bramare", era considerato nella mitologia romana il figlio di Venere e Vulcano.
Lo scrittore latino Apuleio racconta nell'Asino d'oro che il giovane dio si innamorò della bellissima fanciulla Psiche.
In altre storie viene descritto come ragazzo dispettoso che si diverte a colpire uomini e dei con le proprie frecce d'argento per farli innamorare perdutamente.
A Cupido corrisponde Eros nella mitologia greca ed in origine egli è figlio del Caos, l'abisso buio e silenzioso da cui nacquero tutte le cose, e personificazione dell'armonia.
In seguito viene visto come giovane bello ed affascinante accompagnato da Imero, "desiderio", e Foto, "bramosia", ed in epoca più tarda è descritto sempre vicino alla madre Afrodite.
Nelle raffigurazioni artistiche il dio viene rappresentato come giovane fanciullo nudo e alato con spesso in mano arco e frecce magiche, a volte bendato per ricordare la cecità dell'amore.
Titolo: Re:Demoni e Dei
Inserito da: LaDeA il Febbraio 25, 2012, 11:14:13 PM
Minerva era la dea della sapienza e della guerra ordinata, contrapposta ad Ares personificazione della guerra indiscriminata e violenta , protettrice di tutte le arti e dei lavori femminili.
Nacque dalla testa di Zeus dopo che ebbe inghiottito la sua prima moglie Metis, per evitare che si compisse una predizione di Gea secondo la quale avrebbe dato alla luce un figlio di tale sapienza e potenza che avrebbe sbalzato dal trono Zeus.
Colpito da una forte emicrania Zeus mandò a chiamare Efèsto (o Vulcano ) affinché gli spaccasse la testa in due: ne uscì una fanciulla armata, bella dagli occhi azzurri, era la dea Athena.
Athena contese il titolo di bellissima tra le dee assieme ad Era ed Afrodite, il conosciuto pomo della discordia, e poiché non fù la favorita da Paride, durante la guerra di Troia si schierò a fianco dei Greci che aiutò in ogni ciconstanza. Ha protetto e assistito Ulisse in tutte le sue peripezie, fù lei che chiese a Zeus il ritorno in patria dell' eroe trattenuto da Calipso per sette anni, promettendogli l' immortalità se l' avesse sposata. Ebbe una contesa con Poseidone dio del mare ( identificato dai romani con Nettuno ), fratello minore di Zeus, per chi dovesse dare il nome alla capitale dell' Attica: ciascuno dei due numi rivendicava a sè quell' onore; infatti anche Poseidone durante la guerra di Troia si era schierato con i Greci e combatteva con loro sotto le mura di Troia, in seguito al defraudamento subito da parte del re Laomedonte dopo la costruzione delle mura di codesta città.
Alla fine fù deciso che tra i due avrebbe dato il nome alla città chi avesse donato la cosa più utile ai mortali: Poseidone con un colpo di tridente fece balzare dal suolo il cavallo, Athena fece nascere l' ulivo. Il dono della dea fu considerato più utile, e la città fu chiamata Atene.
Titolo: Re:Demoni e Dei
Inserito da: Consuelo il Febbraio 26, 2012, 07:22:35 PM
Apollo era il figlio nato illegittimamente da Zeus e Leto, insieme alla gemella Artemide, dea della caccia e protettrice della Luna.

L'amore più famoso di Apollo fu Dafne, tramutatasi in una pianta di Lauro a seguito della relazione controversa col Dio. Per questo uno degli attributi di Apollo e della poesia fu il Lauro-alloro.

Altri amori del dio con umani furono quello con Giacinto, quello con Cassandra e quello con Marpessa.

a principale caratteristica di Apollo nella mitologia greca è certamente l'essere patrono della poesia, e capo delle Muse. Partecipa alla guerra di Troia, parteggiando per i troiani: dal suo arco provengono le frecce che danno origine alla peste che infuria sugli Achei.

Apollo era venerato anche come dio oracolare, grazie alla sua qualità di protettore del tempio di Delfi: tramite la sacerdotessa Pizia svelava il futuro degli umani.

Successivamente Apollo viene identificato col dio Sole, accostato alla sorella Artemide-Selena in qualità quest'ultima di divinità lunare.
Titolo: Re:Demoni e Dei
Inserito da: LaDeA il Febbraio 27, 2012, 07:10:15 PM
Le muse sono figlie di Zeus e di Mnemosine (a sua volta figlia di Urano e di Gaia), il cui nome vuol dire memoria, perché era appunto la personificazione della memoria: Zeus si unì a lei in Pieria, per nove notti di seguito e, in capo ad un anno, ne ebbe nove figlie, ossia le Muse.
Le genealogie differiscono, ma tutte evidentemente si ricollegano, più o meno indirettamente, a concezioni filosofiche sul primato delle musica nell'Universo; le Muse infatti presiedono al pensiero in tutte le sue forme: eloquenza, persuasione, saggezza, storia, matematica, astronomia.

Titolo: Re:Demoni e Dei
Inserito da: Consuelo il Febbraio 28, 2012, 09:44:17 PM
Si dice che esistesse una terra popolata interamente da queste donne che venivano chiamate le Amazzoni: ci credevano i greci, che pensavano vivessero ai loro confini, in un paese sul fiume Termodonte.
Una o due volte l'anno le Amazzoni si recavano alle frontiere per accoppiarsi con gli uomini delle tribù vicine, poi trattenevano le figlie femmine e restituivano i maschi.
Due regine, una per difesa e una per comando interno, si dividevano il potere.
Guidate dalla loro regina guerriera le amazzoni formavano un possente esercito a cavallo, munite di scudi a forma di edera e asce a doppio taglio.
Sul loro territorio vivevano pacificamente provvedendo a tutti i propri bisogni economici e producendo tesori artistici, e per quasi 4 secoli (1000-600 ac) ebbero il dominio sulla zona dell'asia minore che costeggia il mar nero.
O almeno questo era quanto i greci cedettero circa le guerriere leggendarie con cui finirono per scontrarsi.
Ancora oggi si discute sulla veridicità di questo mito e gli storici si chiedono se siano esistite veramente. La leggenda narra anche che queste donne per meglio tirare con l'arco si amputassero il seno destro, ma non vi sono prove di ciò e nelle opere d'arte dei greci stessi esse vengono ritratte con i due seni nudi ma integri.
Una delle fatiche di Ercole consistette nell'andare nel paese delle amazzoni e rubare la cintura d'oro della regina. Ercole sbarcò nella loro terra con un esercito ma la regina Ippolita gli offrì spontaneamente la sua cintura e con essa il proprio letto.
Ma le amazzoni non capendo cosa stesse succedendo presero a combattere con l'esercito di eracle, e molti furono i morti. Esse ebbero la peggio e in tale occasione le loro cape, Melanippe e Antiope furono fatte prigioniere mentre la stessa Ippolita trovò la morte.
Le amazzoni partirono per la grecia per liberare antiope da teseo e giunsero fino all'acropoli, ma dopo una crudele battaglia persero e dovettero ritirarsi al Nord, alla volta della terra che porta il loro nome. Molte furono le morti in questo percorso che rimase segnato dalle loro pietre tombali a forma di scudo.
Titolo: Re:Demoni e Dei
Inserito da: LaDeA il Febbraio 29, 2012, 04:19:01 PM
Narra la leggenda che Medusa una delle tre Gorgoni (Medusa, Euriale, Steno), l'unica alla quale il fato non avesse concesso l'immortalità, era un tempo tra le donne più belle. Invaghitasi di Poseidone, aveva fatto con lui l'amore nel tempio d'Atena. Quest'ultima profondamente irritata dall'affronto subito, aveva trasformato la fanciulla in un orribile mostro: le mani le aveva trasformate in pezzi di bronzo; aveva fatto comparire delle ali d'oro e ricoperto il corpo di scaglie; i denti erano diventati simili alle zanne di un cinghiale; i capelli erano stati trasformati in serpenti ed al suo sguardo aveva dato la capacità di trasformare in pietra chiunque la guardasse negli occhi.

Titolo: Re:Demoni e Dei
Inserito da: Consuelo il Marzo 04, 2012, 12:29:52 PM
ERMES: Messaggero degli dei, figlio del dio Zeus e di Maia, figlia del titano Atlante. Messaggero particolare di Zeus, Ermes portava sandali alati, un cappello a falda larga e una verga d'oro magica (il caduceo), con serpenti intrecciati e ali; Ermes conduceva le anime dei morti nel mondo sotterraneo (Ermes Psicopompo), possedeva poteri magici sul sonno e i sogni, ed era il dio del commercio e dei mercanti, nonché il custode delle mandrie. Dio degli atleti, proteggeva i ginnasi e gli stadi e lo si riteneva responsabile sia della fortuna che della ricchezza. Malgrado le sue virtù, Ermes era anche un nemico pericoloso, un truffatore e un ladro. Il giorno della sua nascita rubò il bestiame del fratello Apollo, dio del Sole, facendo camminare all'indietro la mandria sulle proprie orme per cancellarne le tracce; posto a confronto con Apollo, Ermes negò il furto, ma i due fratelli si riconciliarono quando Ermes donò ad Apollo la lira che aveva creato. Ermes veniva rappresentato nell'arte greca più antica come un uomo barbuto e maturo; nel periodo classico divenne un giovane atletico, nudo e imberbe.
Titolo: Re:Demoni e Dei
Inserito da: LaDeA il Marzo 08, 2012, 12:37:08 PM
Secondo la mitologia greca Eolo, dio dei venti, è figlio di Poseidone ed Arne ed ebbe, da Zeus, il compito di controllare i venti.
Eolo li dirigeva e li liberava custodendoli dentro le caverne e dentro un'otre a Lipari, una delle isole Eolie, il piccolo arcipelago a nord-est della Sicilia, nella quale aveva la sua reggia.

Titolo: Re:Demoni e Dei
Inserito da: Consuelo il Marzo 08, 2012, 07:50:04 PM
CECERE: Dea dell'agricoltura, la cui figlia Proserpina era identificata con Persefone. La credenza greca secondo la quale alla sua gioia di unirsi nuovamente alla figlia si doveva ogni primavera la rinascita della natura e l'abbondanza di frutta e di raccolti sulla terra, fu introdotta a Roma nel V secolo a.C., e il suo culto divenne molto popolare soprattutto fra i plebei. La parola "cereali" deriva dal suo nome e la sua festa principale, chiamata Cerialia, si celebrava intorno alla metà di aprile.
Titolo: Re:Demoni e Dei
Inserito da: LaDeA il Marzo 13, 2012, 03:01:49 PM
Apollo era figlio di Zeus e Latona, la quale si rifugiò sull'isola di Asteria (chiamata Delo – dal greco dopo la nascita del dio) per potersi sottrarre alla maledizione lanciatale da Hera e poter quindi partorire i due gemelli Apollo e Artemide.
Apollo personifica nel mondo greco l'anima razionale, in quanto apportatore di luce (a lui era dato il compito di trasportare sul suo carro l'astro da est ad ovest ogni giorno) è dunque depositario anche, e soprattutto, della luce interiore: "conosci te stesso" era infatti il detto scolpito nella roccia del suo tempio a Delfi.
Ma è anche il dio dell'arte e della musica (Apollo Musagete): si accompagnava alle Muse, con le quali viveva sull'Elicona; è anche dio della medicina e della profezia. L'arte medica e quella divinatoria erano associate nell'antica Grecia, considerando sia il medico che l'indovino capaci di "capire" attraverso segni (o sintomi!) la realtà delle cose. Il potere divinatorio era esercitato dal dio nelle numerose sedi dei suoi oracoli, primo tra tutti quello di Delfi (Apollo Delfico o Pitico).

Apollo viene normalmente raffigurato coronato di alloro, pianta sotto la quale il dio sarebbe nato e con la quale si cingeva il capo dei vincitori dei giochi olimpici. Ma è spesso raffigurato anche con l'arco e la cetra, rispettivamente simboli della vendetta (spesso è infatti invocato per punire) e dell'arte della musica. Altro suo emblema caratteristico è il tripode sacrificale, legato ai suoi poteri profetici. Animali sacri al dio erano i cigni (simbolo di bellezza), i lupi, le cicale (a simboleggiare la musica e il canto), e ancora falchi, corvi e serpenti, questi ultimi con riferimento ai suoi poteri oracolari. Nella sua accezione di Alexikakos o Apotropaeos, entrambi significanti "colui che scaccia – o tiene lontano – il male", si riferisce, oltre che al suo già citato ruolo di patrono dei medici, anche il suo potere di scatenare – e dunque anche di tener lontane – malattie e pestilenze (del corpo e dello spirito).
Titolo: Re:Demoni e Dei
Inserito da: Consuelo il Marzo 14, 2012, 09:17:14 PM
Il centauro

La leggenda narra che i centauri ebbero origine dall'unione di un figlio di Apollo con delle bellissime cavalle. Erano creature con il corpo di cavallo, ma con il tronco ed il volto umani.
I centauri avevano i pregi e i difetti degli esseri umani e vivevano in uno stato primitivo sui monti e nelle foreste, nutrendosi di carne cruda.
Secondo il mito, furono protagonisti della centauromachia, la lotta contro Ercole, durante la quale l'eroe greco perse la vita. Chirone, uno dei centauri più saggi e sapienti, è considerato il fondatore della scienza veterinaria.
Titolo: Re:Demoni e Dei
Inserito da: LaDeA il Marzo 15, 2012, 09:25:12 AM
Persefone, figlia di Zeus e di Demetra, dea della vegetazione e dell'agricoltura, era intenta a cogliere fiori insieme ad alcune ninfe presso le rive del lago Pergusa (vicino ad Enna). Improvvisamente, dal suo regno sotterraneo sbucò fuori Ade, innamorato della fanciulla, che per non perdere tempo in corteggiamenti e soprattutto per evitare di chiedere la mano di Persefone al fratello Zeus, decise di rapirla.

Fu la ninfa Ciane a reagire al rapimento aggrappandosi al cocchio di Ade nel tentativo disperato di trattenerlo. Il dio incollerito, la percosse col suo scettro trasformandola in una doppia sorgente dalle acque color turchino (cyanos in Greco vuol dire appunto turchino).
Il giovane Anapo, innamorato della ninfa Ciane, vistosi liquefare la fidanzata, si fece mutare anch'egli nel fiume che ancor oggi, al termine del suo percorso unisce le sue acque a quelle del fiume Ciane, prima di sfociare insieme nel Porto Grande di Siracusa.
Titolo: Re:Demoni e Dei
Inserito da: LaDeA il Marzo 22, 2012, 10:43:09 AM
Achille figlio di Peleo, re di Ftia in Tessaglia, e di una Nereide di nome Tetide, o Teti, è il più famoso degli eroi greci ed uno dei principali protagonisti della guerra di Troia. Secondo la tradizione, la sua madre lo immerse nello Stige per renderlo invulnerabile, tuttavia, durante l'immersione lo tenne per il tallone, che quindi rimase vulnerabile.
Achille, per la sua educazione concernente la diplomazia e l'arte di governare, fu affidato al re di Calidòne, un'antica città dell'Etolia posta all'imbocco del golfo di Corinto. Mentre il centauro Chirone lo istruì sul tiro con l'arco, sull'arte di curare le ferite, sulla corsa a piedi (Achille "piè veloce") e su tutti i talenti delle muse. Sua madre, gli lasciò la scelta tra una vita breve e brillante ed una vita lunga ma oscura, ed egli rispose che preferiva la gloria e l'azione.
Per renderlo coraggioso, fu nutrito con midollo di leone e con viscere di animali selvaggi. Notevole per il suo coraggio e la sua fermezza di cuore, aveva però un carattere ombroso, pieno di rancore e disprezzo per i suoi avversari. Ma ciò non gli impedì di essere preferito delle dee Era ed Atena che vegliarono gelosamente su di lui. Il nostro eroe si legò d'amicizia con Patroclo che diventò il suo amico inseparabile (e certamente un po' di più, Apollodore III-13,8) fino alla morte. Calcante aveva preddetto che Achille sarebbe morto nella guerra di Troia, è per questo che Teti, per provare a sottrarlo al suo destino disastroso, lo inviò, camuffato da donna, alla corte di Licomede nell'isola Sciro (Skyros).
Fu assassinato in un tempio di Apollo, dove andava sposare Polyxène, figlia di Priamo. Aiace ed Ulisse salvarono il suo corpo che fu sepolto con Patroclo al capo Sygée e si disputarono le sue armi. Ulisse prevalse. I greci resero a Achille degli onori divini e gli dedicarono dei tempi ed un culto, in particolare a Sparta ed ad Eleia.
Titolo: Re:Demoni e Dei
Inserito da: LaDeA il Marzo 24, 2012, 09:24:42 AM
Teseo ed Arianna.
Il re di Creta Minosse aveva vinto la guerra contro Atene. Ordinò allora che ogni nove anni (secondo alcune versioni ogni anno) sette fanciulli e sette fanciulle ateniesi venissero inviati a Creta per essere divorati dal Minotauro. Quando venne il momento di effettuare la terza spedizione sacrificale, Teseo si offrì subito volontario per andare ad uccidere il mostro. Promise al padre Egeo che, in caso di successo, al suo ritorno avrebbe issato sulla nave delle vele bianche. Quando arrivò a Creta Arianna, la figlia di Minosse, si innamorò di lui e lo aiutò a ritrovare la via d'uscita dal labirinto dandogli una matassa di filo che, srotolata, gli avrebbe permesso di seguire a ritroso le proprie tracce,e una spada avvelenata. Trovato il Minotauro, Teseo lo uccise e guidò gli altri ragazzi ateniesi fuori dal labirinto.
Titolo: Re:Demoni e Dei
Inserito da: LaDeA il Marzo 31, 2012, 09:18:52 AM
Eros, figlio di Venere e di Vulcano, si innamorò perdutamente di Psiche.

Ce ne parla Ovidio nelle Metamorfosi. Psiche è una principessa tanto bella da suscitare l'invidia di Venere, la quale chiede al figlio Amore di farla innamorare dell'uomo più abietto di tutti. Ma Amore si invaghisce di lei e, di nascosto, la conduce nel suo palazzo. Psiche potrà incontrarlo solo di notte e deve impegnarsi a non tentare di vedere il suo viso, altrimenti lo perderà. Per non soffrire di solitudine, Psiche invita a casa sua le sorelle le quali, invidiose della sua fortuna, le insinuano il dubbio che lo sposo sia così misterioso perché, in realtà, è bruttissimo. Quella notte Psiche, dopo che Amore si è addormentato, accende un lume e, di nascosto, ne guarda il viso. Ma una goccia di olio caldo cade sul viso di Amore, che si svaglia. Psiche può così contemplare per un attimo tutta la fulgente bellezza di Amore, il quale però sparisce. Psiche perde il suo amato. Venere, per punirla, la sottopone a quattro difficilissime prove. Solo Amore può salvarla: egli ottiene da Zeus l'immortalità per Psiche e la sposa. Dal loro matrimonio nasce una figlia, Voluttà.
Titolo: Re:Demoni e Dei
Inserito da: LaDeA il Aprile 05, 2012, 11:08:05 AM
Demetra, dea della terra e della fertilità, dei campi e del grano, era sorella di Zeus ed ebbe da lui una figlia, Persefone; la fanciulla fu rapita da Ade, sovrano del Regno dei Morti, e la madre la cercò nove giorni e nove notti, finché scoprì dov'era finita: prese allora un accordo che prevedeva che Persefone passasse parte dell'anno con Ade e parte dell'anno con la madre. Questo spiegherebbe il ciclo delle stagioni e della vegetazione: nei mesi di permanenza della figlia agli Inferi, Demetra per il dolore rende la terra sterile e non vi fa crescere nulla. Demetra è un altro esempio di come il grande meccanismo del mondo è regolato dall'amore.
Titolo: Re:Demoni e Dei
Inserito da: Consuelo il Aprile 05, 2012, 11:47:41 AM
Cristarra, demonessa delle tenebre, ingannatrice.

Quando nacqui non vidi la luce, ma solo le tenebre più oscure. Le più buie regioni degli inferi erano la mia patria, nessuna stella rischiarava quelle lande. Ma questi sono solo lontani ricordi. Sono un demone delle tenebre, la luce del sole è il mio incubo e il mio tormento. Essa mi ferisce e mi rende cieca. Sono le ombre più oscure le mie uniche vere amiche. Esse mi accompagnano in ogni momento, mi nascondono, mi rafforzano. Io e l'Ombra siamo la stessa cosa, abbiamo una comune essenza. Ora i miei piedi calcano questa terra dove l'odiato sole fa da sovrano, dove la notte succede timidamente al giorno. E la chiara Luce non sembra smettere di perseguitarmi.
Ero poco più di un infante quando la mia famiglia dovette lasciare gli inferi a causa delle rivalità, spesso sanguinose, tra i clan demoniaci. Eravamo sconffitti, reietti, costretti a vivere in un mondo sporcato dalla presenza di luminose creature nemiche. Trovammo rifugio nei fitti boschi dell'ovest, in mezzo a paludi malsane, dove il fitto manto degli alberi ci proteggeva da quell'astro dannato. Ed è da lì che iniziano i miei ricordi più nitidi. All'epoca io ero Osqueen Nubescura. Passavo il mio tempo negli angoli più fitti della foresta, dove i raggi solari non osano addentrarsi. Mi beavo del loro buio abbraccio e esse mi rendevano sempre più forte. Tuttavia, per quanto crescessi nel grembo dell'oscurità, ben presto mi resi conto che rimanendo lì, sarei rimasta sempre e solo una fuggiasca, nascosta e i miei poteri demoniaci sarebbero stati sprecati in una vita solitaria. Ma non avrei mai potuto accettare un destino così infimo, non io. Sarebbe stato un disonore per me e per l'ombra stessa. Se la mia famiglia preferiva continuare a vivere da reietta, facesse pure a suo piacimento. Io mi sarei procurata da sola tutto ciò che volevo. Ero una ragazzina quando fuggii dalla foresta, assumendo per la prima volta la mia umana forma. Per quanto viaggiai, non saprei dirlo, ma di certo non fu un lungo tempo. Nessuno della mia famiglia si scomodò per inseguirmi o venirmi a cercare... o forse semplicemente non riuscirono mai a scovarmi.
Mi aggiravo in uno strano luogo, come mai prima ne avevo visti. Era completamente privo di alberi e piante, ma tante spighe crescevano regolari, come se qualcuno ne avesse piantati i semi tutti nello stesso momento. All'epoca non avevo mai conosciuto un campo di grano. Il sole era appena tramontato ed io ero appena uscita dal nascondiglio diurno, quando sentii rumori di zoccoli di un cavallo alle mie spalle. Quando mi voltai c'era un umano che mi guardava con occhi benevoli. Mi chiese se mi ero persa. E io risposi che ero sola e non sapevo dove andare, non avendo una famiglia. Mentii mostrandomi impaurita e sofferente. L'uomo mi credette e mi condusse a casa sua. E infine mi adottò. Era un proprietario terriero, non troppo ricco, ma benestante. Aveva una moglie, ma nessun figlio. Molti in quei tempi si accorsero della mia stranezza: non uscivo mai di giorno, la stanza che mi assegnarono era sempre immersa nella più completa oscurità. Non accettavo altra compagnia che non fosse quella del buio da cui traevo la mia forza. Il padrone di casa tuttavia non fece caso a nulla... o forse fece sempre finta di non vedere. La sua smania di avere figli lo aveva reso cieco all'evidenza dei fatti. Aveva bisogno di avere a tutti i costi un erede, altrimenti i loro beni sarebbero stati confiscati, non aveva nessuna importanza se questo fosse stato storpio o cieco. Per questo non diede mai peso alla mia peggiore caratteristica: i miei occhi color dell'oro. L'uomo e sua moglie mi allevarono come fossi loro figlia naturale. Dal momento in cui giunsi alla loro casa non fui più Osqueen. Mi liberai da quel nome infamante, simbolo di una stirpe reietta e indegna. Il mio nome divenne Cristarra. Ricevetti una buona educazione e imparai le buone maniere che una signorina di provincia deve conoscere. Il mio istitutore era costretto ad istruirmi in una stanza completamente buia, con solo il lume di una candela. Ma nessuno si permise mai di contrariare quel mio volere. Io apprendevo tutto, fingendomi grata e piena di affetto per i miei genitori adottivi e a loro questo bastava. Naturalmente l'unica cosa che mi interessava veramente era l'eredità che avrei ottenuto alla loro morte, poiché una volta che diventata ricca e potente avrei avuto tutti i mezzi per portare discordia ovunque avessi voluto. O almeno questo era ciò di cui ero convinta. Ma le cose non andarono come io avevo tanto progettato. Passarono diversi anni e ormai ero certa che sarebbe stata questione di poco tempo prima che tutti i possedimenti del mio padre adottivo diventassero miei. Ma un giorno egli mi chiamò nel suo studio privato.
"Cristarra, figlia mia. Come sai sono malato e temo che non rimarrò a lungo in questo mondo. Tu sei la mia unica figlia e la sola a cui vorrei che andasse il mio patrimonio. Ma, ahimè, tu sei una donna. L'unico modo possibile per lasciarti i miei beni è trovarti un marito al più presto. E allora sarà lui a ricevere l'eredità in tua vece." mi disse. Il suo discorso proseguì ancora per lungo tempo, ma io non ascoltai una parola. L'unico modo per ricevere il patrimonio alla sua morte era quello di sposarmi, ma anche allora ogni singolo angolino di terra sarebbe appartenuta a mio marito e non certo a me. E io sarei stata quella che viene chiamata una moglie, ossia la schiava di un vile uomo umano. Mai mi sarei piegata a tanto. Una demonessa non si abbasserà mai ad essere serva degli uomini. In pochi attimi tutti i miei progetti si erano disgregati come un castello di sabbia all'arrivo delle onde del mare. Corsi a rifugiarmi nel buio pesto e protettivo della mia stanza, non sapevo che il peggio doveva ancora venire. Qualche giorno più tardi venni a sapere che a mia insaputa mio padre aveva combinato per me un vantaggioso matrimonio con un ricco mercante di città, Julian Velour, poiché la sua salute andava peggiorando sempre di più ed era ansioso di sistemare la quesione al più presto. In meno di due settimane avrei avuto l'anello a dito. Era ormai chiaro che sarei dovuta andarmene al più presto. Ma se fossi andata via prima del matrimonio, sarebbe significato dichiarmi sconfitta dinnanzi agli eventi. No, non sarei mai fuggita anche se non ero riuscita a raggiungere il mio obiettivo. Gli umani avevano provato a sottomettermi credendomi una sciocca donna umana e a rendermi loro schiava. Ma non si possono mettere catene ai polsi delle ombre. E ora era giunto il momento della vendetta. Due settimane vennero e passarono. Il giorno delle mie nozze fu splendido. La cerimonia fu la più sontuosa a cui avessi mai partecipato, il banchetto ricco e prelibato. Una fede d'oro lucente brillava alla mia mano sinistra. Io sorridevo gaiamente, fingendomi una sposina innamorata quando qualcuno mi chiamava Madame Velour. Ma nessuno poteva sospettare il vero motivo della mia felicità. Giunse la notte di nozze, ma non tutto andò come previsto... per loro. Avevo insistito moltissimo affinché la cerimonia si tenesse in un giorno di luna oscura, in cui nemmeno le stelle illuminavano il cielo. Non raccontai loro alcuna motivazione, ma io sapevo di dover scegliere il momento più propizio: la notte in cui il buio è più oscuro. Mancava qualche ora all'alba, quando abbandonai il mio travestimento umano per assumere la mia vera demoniaca forma, dalla coda di serpente. E allora fu il sangue di mio marito a bagnare il pavimento della stanza. E dopo il suo venne quello dei miei genitori adottivi. Dolce vendetta tinta di rosso! Tutto era compiuto e io mi sentivo più che mai crudelmente felice. Mi sentivo fremere all'odore della linfa che saturava l'aria, terribile soddisfazione mi suscitava vederla sgorgare dai corpi smembrati... Le mie mani sporche non mi parvero mai così belle. Erano tornate alla loro originaria purezza demoniaca, il sangue aveva lavato via anni di sozzura umana: l'inferiorità e la debolezza degli uomini non mi contaminava più. Sull'anello nuziale alla mia mano cade del sangue e da allora rimase per sempre macchiato. Il sole sarebbe sorto a breve, non avevo tempo da perdere, dovevo fuggire al più presto. Successivamente per la prima volta assunsi lo stadio demoniaco finale e fuggii dalla finestra della stanza, librandomi nell'aria con le mie ali demoniache. Volando sopra la città, avvolta nel buio. Nessuno mi notò, perché io e l'ombra abbiamo la stessa essenza. D'improvviso vidi una donna che camminava sola per strada. E allora ebbi un'idea. La presi alle spalle e la uccisi. La portai alla stanza dove giaceva il corpo di mio marito, squartai il cadavere della donna e lo misi al mio posto sul letto. In seguito fuggii nuovamente e questa volta per sempre. Nessuno nei mesi successivi seppe mai che la vera colpevole ero io. Mi credevano morta, come tutti gli altri. Ma io ero felice che lo credessero. Finalmente ero libera! Finalmente potevo nutrirmi liberamente della sofferenza altrui, portare discordia e sofferenza. Ero tornata a librarmi al di sopra di quelle inutili e vili creature, tessendo per loro la rete dell'inganno che li avrebbe distrutti. Non mi sarei mischiata mai più con loro, non sarei stata mai più come loro. Dall'alto delle mie tenebre impenetrabili avrei guardato le piccole mosche umane cadere nella mia trappola senza accorgersi di nulla. E giocando con loro avrei trovato il mio divertimento e il proseguimento della mia lenta dolcissima vendetta. Finalmente ero diventata come la vera oscurità, libera da ogni catena, da ogni obbligo. Essa non si può domare, non ha padroni. È il terreno fertile dell'inganno e così io diventai.
Viaggiai, viaggiai... Percorsi molte lande, portando inganni e tessendo reti alle mie vittime per mio divertimento. Ognuna delle mie vittime mi conobbe come Madame Velour, la dama dagli occhi d'oro. Ancora all'anulare della mia mano porto la fede macchiata di sangue, in ricordo della mia prima vera dolce vendetta. E ora i miei piedi calcano una nuova landa, sconosciuta, dove luce e ombra convivono. Angeli solcano il cielo, magiche creature si nascondono tra le fronde dei boschi. E io ancora una volta, mi celo nelle tenebre più oscure...
Titolo: Re:Demoni e Dei
Inserito da: LaDeA il Aprile 06, 2012, 09:58:50 AM
Aamon (anche Amon) è un demone nominato spesso nella demonologia cristiana. In demonologia, Aamon è uno degli aiutanti di Astaroth e uno dei tre demoni al servizio di Satana. Conosce il passato e il futuro, che rivela a coloro che hanno stretto un patto con Satana. Secondo alcuni autori, possiede quaranta legioni di demoni, avendo così il titolo di "principe". I demonologi hanno associato il suo nome a quello del dio egizio Amun o al dio cartaginese Ba'al Hammon . Aamon è noto anche come Nahum, il cui nome significa "Colui che induce avidità".
Titolo: Re:Demoni e Dei
Inserito da: Consuelo il Aprile 06, 2012, 12:22:52 PM
Nella Bibbia ebraica, la parola Belial non è un nome proprio, bensì un nome comune il cui significato è "uomo dissoluto" o "uomo privo di valori".
Belial è il demonio dell'Antico Testamento, apparteneva in origine per metà all'ordine delle virtù e per metà all'ordine degli angeli,Cacciato dal paradiso insieme a Lucifero.
Belial nei cieli conduceva una vita estremamente sregolata dove continuava ad avere amanti su amanti che, eventualmente, irretiva per poi abbandonare.Se questi, inoltre, dimostravano gelosia o la infastidivano, lui li faceva condannare con qualche falsa accusa.Nessuno di questi entrava mai nel suo cuore.
Belial coinvolse anche lo stesso Raphael, che ne rimase bruciato.
Belial ha concesso solo a Lucifero di pronunciare il suo nome.Tutti gli altri non devono pronunciarlo, pena la morte.
Belial nelle gerarchie medievali era un Re dell'inferno al comando di ottanta legioni di demoni.
Belial è anche la causa della perdizione degli uomini a Sodoma e Gomorra. Inducendo gli uomini al peccato, ha permesso al tutti di vedere quanto fosse semplice corrompere l'animo umano e scatenare l'ira di Dio.
Belial è questo ed altro.
Belial è peccato.
Belial è impurità.
Belial è dovunque.
Nessuno sa chi sia questo vampiro.
NE da dove venga.
NE quanti anni abbia.
MA tutti lo evitano.
Tutti lo evitano tranne una ragazza, un'umana. Il suo nome è KAtie Peaches. il loro incontro non è stato dei più pacifici, in quanto i modi di Belial urtarono non poco la signorina chiusa nella propria tristezza per un lutto.
Il fascino di Belial però è più forte e finisce lui stesso per trovarsi impigliato nella sua stessa ragnatela: in egual modo rimane affascinato da quella ragazza che sembra aver perso ogni considerazione della vita. Rimane affascinato da quella ragazza che si rivela non essere altro che la sua sirena.
Assuefatto completamente da lei.
Anche nel modo di rapportari all'amore è distorto, Belial continua ad essere un giullare anche amando e sono poche le volte in cui tende a comportamenti smielati, preferisce di gran lunga la schiettezza sincerità di complimenti che molto frequentemente imbarazzano o fanno arrossire la sua "Madamoiselle Katie" come usa chiamarla.
Adora parlare con lei, stupendosi di quanto una ragazza umana possa fargli capire. Adora metterla in determinate situazioni.
Adora farla imbarazzare e adora come quel rossore si posa sulle sue guance, anzi quando è in imbarazzo non fa nulla per allievarlo, lo incrementa.
Titolo: Re:Demoni e Dei
Inserito da: LaDeA il Aprile 07, 2012, 10:09:01 AM
Lucifero significa letteralmente "Portatore di luce", in quanto tale denominazione deriva dall'equivalente latino lucifer, composto di lux (luce) e ferre (portare). Nella tradizione popolare con questo termine generalmente s'intende un ipotetico essere incorporeo e luminoso di natura eminentemente maligna e come tale potenzialmente pericolosissimo. Secondo i principali filoni teologici del giudaismo e del cristianesimo questa entità sarebbe perfettamente assimilabile alla figura di Satana, sebbene alcuni studiosi contestino vivacemente siffatta identificazione. In ambiti dell'occultismo e dell'esoterismo e in altre correnti filosofico-religiose, infine, Lucifero sarebbe invece un detentore di sapienza inaccessibile all'uomo comune.
Titolo: Re:Demoni e Dei
Inserito da: Consuelo il Aprile 07, 2012, 11:45:20 AM
ASCLEPIO. Dio della medicina, il cui simbolo era un bastone intorno al quale stava avvolto un serpente. Era figlio del dio Apollo e di Coronide, una bellissima fanciulla tessala. Infuriato perché Coronide gli era stata infedele, Apollo la uccise e trasse Asclepio non ancora nato dal suo grembo, per poi affidarlo al centauro Chirone. Asclepio imparò tutto ciò che Chirone sapeva sulla medicina e divenne abilissimo nel guarire, ma poiché minacciava l'ordine naturale strappando gli uomini alla morte, il dio Zeus lo uccise con un fulmine. Per i romani si chiamava Esculapio.