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Pregi e difetti dei Social Network

Aperto da RaP_IN_VeNa, Agosto 04, 2013, 02:59:18 AM

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RaP_IN_VeNa

Più di 800 milioni di persone nel mondo possiedono un "profilo" sui più popolari social network. Questi "Social Media" sono piattaforme in cui gli utenti si presentano al mondo, gestendo la loro rete sociale e la loro identità. Con questi numeri, si può affermare facilmente che le reti sociali non sono più soltanto una moda ma una delle invenzioni più influenti dell'ultimo decennio.

Nel 2003 Mark Zuckerberg ha messo online, con l'obiettivo di mantenere una rete di contatti tra gli studenti che hanno condiviso la propria esperienza presso la Harvard University, la prima bozza di quello che sarebbe diventato un fenomeno globale: Facebook! Questa piattaforma permette di metterci in relazione ai nostri amici reali e ampliare la rete sociale comprendendo persone che non abbiamo mai incontrato, superando il vincolo del faccia a faccia.

Il concetto di "amicizia" nel mondo virtuale è completamente diverso da quello che si ha nel mondo reale. Nella vita reale l'amicizia tra due persone ha una dimensione di intimità, dimensione che si perde nel social networking portando l'amicizia ad essere una relazione pubblica e superficiale. In questo modo il rapporto non è mediato dal corpo, che è un punto di riferimento importante nel processo di apprendimento e comprensione delle emozioni, e quindi si rischia di cadere in un "analfabetismo emotivo" con effetti che possono anche influire sul comportamento.

La capacità di offrire opportunità molto diverse sembra essere una delle prime spiegazioni del successo delle reti sociali. Alcune ricerche basate sulla "teoria dei bisogni di Maslow" hanno dimostrato che i social network possono aiutare i loro utenti a soddisfare la maggior parte dei loro bisogni, quali esigenze di sicurezza, esigenze associative, fabbisogno stimato ed esigenze di auto-realizzazione. Infatti le persone sarebbero disposte a rivelare il proprio sé sui social network, più di quanto non lo siano nella vita reale. Questo perché all'interno di una rete di amici virtuali, scelti ovviamente in base ai propri standard etici, si possono condividere i pensieri con un minor rischio di disapprovazione o di sanzione sociale.

Se è vero che i social media possono rappresentare nuove opportunità in molti settori, bisogna essere consapevoli anche che essi sono in grado di creare nuovi problemi e comportamenti disfunzionali, quali ad esempio il cambio di identità, i comportamenti aggressivi, lo stalking, la violazione e l'abuso di informazioni. Una caratteristica dei Social Network è quella di creare un ambiente in cui il mondo reale si fonde con il mondo virtuale, un ambiente in cui le persone possono gestire la propria identità sociale e la loro rete di contatti, un ambiente che porta la persona a creare una "identità fluida", flessibile, precaria, imprevedibile e incerta.
Se per un adulto può essere un vantaggio avere un'identità fluida, per un adolescente che sta cercando di costruire il proprio Io questo potrebbe diventare un problema, rallentando il processo di costruzione dell'identità.

Inoltre i social network hanno anche un altro potere: quello politico.
Basti pensare al movimento Cinque Stelle, nato nelle piazze e coordinato sulla rete, che è stato in grado di organizzare e coordinare i due V day.
Il movimento NO TAV, nato in Val di Susa, è stato in grado grazie alla rete di raccogliere proseliti e simpatizzanti da tutte le regioni di Italia e persino dall'estero.
Ma l'esempio più lampante del potere politico dei social media l'abbiamo avuto il 12 e 13 giugno 2011. A inizio anno il Forum Italiano dei Movimenti per l'Acqua e Italia dei Valori hanno promosso un referendum abrogativo per annullare le leggi sulla privatizzazione dell'acqua pubblica, sulla reintroduzione del nucleare in Italia e sul Legittimo Impedimento.
La copertura mediatica riguardo al referendum è stata imbarazzante: i giornali ne hanno parlato pochissimo, le televisioni ancora meno. La maggioranza ha tentato mosse barbine per invalidare il referendum e si è addirittura arrivati al parossismo: il 4 giugno il TG1 riporta la notizia della chiamata al voto per gli italiani "sbagliando" le date del quesito referendario.
Il referendum del 12-13 giugno ha registrato la maggiore affluenza dopo quello del 1987, ed era dal 1995 che non si raggiungeva il quorum, e tutto questo è stato possibile grazie alla politica dal basso, grazie a centinaia di piccole associazioni di cittadini impegnati che si sono coordinati in rete.