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Perché si dice così?

Aperto da LaDeA, Settembre 05, 2012, 12:36:05 PM

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LaDeA

Molto spesso usiamo i "modi di dire", ma non sempre sappiamo la loro origine. Questo Topic risponde a questo tipo di interrogativi, rispondendo ai modi di dire, antichi e moderni, della lingua italiana di cui costituiscono una ricchezza particolare e tuttora in espansione. Accanto a espressioni ancora usate ma che derivano da realtà ormai lontane e dimenticate.
Iniziamo con "avere la coda di paglia":
Un'antica favola racconta che una giovane volpe cadde disgraziatamente in una tagliola; riuscì a fuggire ma gran parte della coda rimase nella tagliola. Si sa che la bellezza delle volpi è tutta nella coda, e la poveretta si vergognava di farsi vedere con quel brutto mozzicone. Gli animali che la conoscevano ebbero pietà e le costruirono una coda di paglia. Tutti mantennero il segreto tranne un galletto che disse la cosa in confidenza a qualcuno e, di confidenza in confidenza, la cosa fu saputa dai padroni dei pollai, i quali accesero un po' di fuoco davanti ad ogni stia. La volpe, per paura di bruciarsi la coda, evitò di avvicinarsi alle stie. Si dice che uno ha la coda di paglia quando ha commesso qualche birbonata ed ha paura di essere scoperto.
Ognuno di noi ha un paio d'ali, ma solo chi sogna impara a volare.
Chatta con me! *-*

LaDeA

Perché si dice "Fare Fiasco"?
Anticamente c'era a Firenze un artista comico che, ogni sera, si presentava tenendo fra le mani un oggetto nuovo; e su questo oggetto improvvisava versi buffi che facevano ridere il pubblico. Una sera si presentò con un fiasco, ma i versi non piacquero e ci fu un concerto di fischi. Da allora in poi si disse far fiasco per non riuscire in qualche cosa.

Ognuno di noi ha un paio d'ali, ma solo chi sogna impara a volare.
Chatta con me! *-*

LuceNellAnima

#2
Aggiungo che, anche se in molti non lo sanno ( tipo LaDeA e Consuelo), il termine ''fiasco'' viene utilizzato anche nei classici giochi per bambini come ad esempio il nascondino.
Infatti quando una partita di nascondino è compromessa, perché magari un bimbo sbircia durante la conta o qualcuno si arrende, si è soliti urlare la parola ''fiasco'' per far radunare tutti i giocatori e ricominciare una nuova partita.
8)
Tanto lo so che nessuno di voi lo ha mai fatto e che mi prenderete in giro!  :'(

LaDeA

Perché si dice"Fare la cresta sulla spesa"?
Anticamente si chiamava agresto un condimento asprigno che si ricavava dall'uva poco matura e i contadini, quando coglievano l'uva poco matura per far l'agresto, coglievano anche un po' di quella buona che avrebbero invece dovuto portare al padrone; e si diceva far l'agresto per indicare questa piccola ruberia. In seguito, far l'agresto è diventato far la cresta.
Ognuno di noi ha un paio d'ali, ma solo chi sogna impara a volare.
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Gianluca

Accidenti, avevo sempre pensato che si dicesse così, per via della cresta dei galli!  *-*
Anche la più bella scarpa, col tempo diventa una ciabatta.

Consuelo

Perché si dice "A caval donato non si guarda in bocca"?
L'età del cavallo si determina guardandogli i denti. Al cavallo che ti viene regalato non si deve guardare in bocca per capire se ti hanno regalato un cavallo vecchio e quindi di poco valore o uno giovane e di alto valore... Della serie, qualsiasi regalo va bene, basta il pensiero.
Capisci l'importanza di quella persona quando non è con te.
Se ti manca, allora è davvero importante.

LaDeA

Perché si dice "Chi ha fatto trenta può fare trentuno"?
Papa Leone X, il 1º luglio 1517 creò trenta nuovi cardinali; poi gli parve che un altro prelato fosse pure degno di quell'onore e nomino cardinale anche lui. A coloro che si meravigliarono del fatto che il papa, che aveva deciso di fare trenta cardinali, ne avesse poi fatto uno di più, Leone X rispose "Chi ha fatto trenta può fare trentuno".
Ognuno di noi ha un paio d'ali, ma solo chi sogna impara a volare.
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Consuelo

Perché si dice "Acqua in bocca!"?
All'origine del detto ci sarebbe un aneddoto raccontato dal lessicografo fiorentino PietroGiacchi: secondo tale aneddoto, una donnetta maldicente ma devota pregò il suo confessore di darle un rimedio contro quel peccato. Un giorno il prete le diede una boccetta d'acqua di pozzo, raccomandandole di tenerla sempre con sé e di versarne qualche goccia in bocca, tenendo questa ben chiusa, ogni volta che fosse assalita dalla tentazione di sparlare del prossimo. Così fece la donna, e ne trasse tanto giovamento da ritenere che quell'acqua avesse virtù miracolose.
Capisci l'importanza di quella persona quando non è con te.
Se ti manca, allora è davvero importante.

LaDeA

Perché si dice "avere la pazienza di Giobbe"?
Essere molto pazienti, sopportare con rassegnazione molestie, ingiustizie e tribolazioni. Giobbe, principale personaggio dell'omonimo libro della Bibbia, è la personificazione del giusto che soffre mentre i malvagi prosperano, e che tutto sopporta inchinandosi al volere di Dio.
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LaDeA

Perché si dice "avere fegato"?
Presso gli antichi, per esempio Etruschi e Greci, il fegato era considerato sede di ogni sentimento e qualità interiore. Dal suo esame indovini etruschi specializzati traevano previsioni, la persona che aveva un fegato sano era considerata molto coraggiosa.
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LaDeA

Perché si dice "fare le cose alla carlona"?
La locuzione, che ha mutato valore nel tempo, significava "in modo semplice, bonario"; come agiva, nei tardi poemi cavallereschi, Carlomagno, detto "re Carlone". Quindi, frettolosamente, senza attenzione e con trascuratezza.
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LaDeA

Perché si dice "avere un asso nella manica"?
Nei giochi di carte, l'asso nascosto nella manica ce l'hanno i bari. Ma in senso figurato l'espressione non implica necessariamente un giudizio morale negativo. Significa aver delle risorse, delle proposte, degli argomenti tenuti in serbo e che, fatti valere al momento più opportuno, assicureranno il successo, la vittoria.

Ognuno di noi ha un paio d'ali, ma solo chi sogna impara a volare.
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LaDeA

Perché si dice "il pomo della discordia"?
La Dea Discordia era la figlia della Notte, e aizzava continuamente litigi, pettegolezzi e malignità. Giove perse la pazienza e scacciò Discordia dal cielo. Rabbiosa per questo smacco, Discordia cercò ogni occasione per vendicarsi. Quando ci fu il matrimonio di Teti (dea del mare) e Peleo (semplice mortale) furono invitati dee e dei, uomini e donne, ma certo non fu invitata madama Discordia. Al culmine della festa, lei getto sulla tavola una mela d'oro su cui era scritto: "alla più bella". Le dee più belle presenti al banchetto erano tre: Giunone, Minerva e Venere. Ciascuna pretese la mela per sé e nacque un putiferio, la pace della festa fu turbata e l'allegria finì. Le tre dee si rivolsero ad un pastorello, Paride, perché decidesse quale fra loro fosse la più bella e Paride scelse Venere. Le altre due non si rassegnarono e da ciò derivò un mondo di guai.
Ognuno di noi ha un paio d'ali, ma solo chi sogna impara a volare.
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LaDeA

Perché si dice "Buttare polvere negli occhi"?
Deriva dal detto latino: "Pulverem oculis offundere". Nella corsa a piedi, il corridore che nello stadio precedeva gli altri, con la polvere che sollevava offuscava la vista di quelli che lo seguivano, mentre lui vedeva nettamente la distanza che lo separava dalla meta.
Significa produrre un annebbiamento della vista con illusioni e falsità, fare in modo che altri non s'accorgano di qualcosa che conviene tenergli nascosto.
Ognuno di noi ha un paio d'ali, ma solo chi sogna impara a volare.
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LaDeA

Perché si dice "Dare a Cesare quel che è di Cesare"?
Significa dare a ciascuno il suo, quel che gli spetta o s'è guadagnato. Ma anche non dare più di questo, non quello che spetta ad altri. La frase è tolta dal Vangelo, Luca 20, 20: "Essi (gli Scribi e i capi dei Sacerdoti) non lo perdettero di vista e madarono insidiatori, i quali si fingessero giusti per sorprenderlo in fallo durante i discorsi, e poterlo dare in mano delle autorità e in balia del governatore". Costoro lo interrogarono: "Maestro, sappiamo che tu parli e insegni rettamente, e non guardi in faccia nessuno, ma insegni la via di Dio con verità. È lecito a noi pagare il tributo a Cesare, o no?" Egli, conoscendo la loro astuzia, rispose loro: "Perchè mi tentate? Mostratemi un denaro. Di chi è l'immagine e l'iscrizione?" Gli risposero: "Di Cesare". "Rendete dunque" soggiunse loro "a Cesare quel che è di Cesare, e a Dio quel che è di Dio".
Ognuno di noi ha un paio d'ali, ma solo chi sogna impara a volare.
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